McCurry è uno dei più celebri fotografi del National Geografic, premiato più volte con il World Press Photo Award, ha fatto del viaggiare una sua dimensione di vita riportando testimonianze delle diverse culture del mondo in particolar modo di Asia e Medio Oriente.
La mostra si compone di oltre 200 foto di vari formati suddivise in un percorso di 5 tappe:
Scoperta - in cui sono esposti i ritratti dagli sguardi magnetici che contraddistinguono lo stile del fotografo (tra cui la bambina afgana della locandina)Vertigine - disastri ambientali e conflitti armati
Poesia - scatti che esprimono la tranquilla serenità della vita quotidiana in varie parti del mondo
Stupore - curiosità e contrasti dell'incontro fra diverse civiltà
Memoria - un'altra selezione di ritratti tra cui quello della bambina afgana incontrata di nuovo dopo 20 anniInutile dire che mi è piaciuta da morire!
Il percorso è ben studiato e l'audioguida aiuta a comprendere come sono state create certe immagini... Non aspettatevi chissà quali rivelazioni sulla fotografia però!
Le uniche informazioni pratiche sono:
- a mezzogiorno non si fanno foto all'aperto
- ci vuole tanta ma tanta pazienza, fortuna e un certo istinto predatorio.
Conoscevo già molte delle sue opere ed ero davvero curiosa di vedere le foto "dal vivo", cioè sviluppate dalla pellicola senza ritocchi digitali e sono rimasta senza parole...
Anzi no continuavo a chiedermi "ma come cavolo fa?"
La parte dei ritratti è molto suggestiva, si tratta di soggetti fotografati in primo piano di fronte o 3/4 su uno sfondo sfuocato con sguardi luminosi ed espressivi (non avrei mai pensato che in India ci fosse tanta gente con gli occhi chiari).
In questi scatti appaiono tutti belli e affascinanti persino quando si tratta di persone oggettivamente molto brutte (quasi quasi mi veniva voglia di farmi riprendere)
La seconda parte dove sono riportate testimonianze di guerra e disastri ambientali è molto toccante, ma è proprio qui che emerge il predatore nascosto nel fotografo: di fronte a un'emergenza il suo primo istinto è quello di scattare una quantità di foto, poi se ci scappa, si dà una mano... ma se arriva qualcun altro si continua a fotografare chi aiuta.
Capisco che il lavoro del fotografo (come del giornalista) sia testimoniare i fatti, riportare quel che sta accadendo intorno a lui, ma è un aspetto che mi lascia un po' perplessa a livello umano.La sezione Poesia è la mia preferita. Purtroppo le foto qui sono molto piccole e vicine tra loro, di conseguenza appena c'è un po' di gente (e ce n'è!) si formano accalcamenti intorno agli scatti spiegati dall'audioguida, che rendono poco godibile quella che a mio parere è la parte più affascinante della mostra.
Nella stanza successiva tornano i grandi formati che mostrano il contrasto tra la modernità e la tradizione in modo ironico e come sempre, coloratissimo
Infine il bookshop del museo propone un catalogo delle opere spiegate nell'audioguida con i dialoghi dell'intervista a McCurry
Nessun commento:
Posta un commento